In un luogo capace di trasmettere davvero l’essenza del soprannaturale, un affresco diventa efficace sintesi della vita umana.
Nella cultura artistica della Bulgaria, la “Ruota della vita”, dipinta sulla parete esterna del Monastero della Trasfigurazione è così famosa che si può trovarla riprodotta persino sulla banconota da 100 lev. L’immagine allegorica della “ruota della vita” è sicuramente il più significativo fra i tanti meravigliosi affreschi che potrete ammirare al манастир Свето Преображение Господне, (traslitterato: manastir Sveto Preobraženie Gospodne), monastero che sorge nei dintorni di Veliko Târnovo, un tempo la capitale del regno.
Non è facile arrivarci. Bisogna risalire (non senza qualche brivido) i tornanti di una stretta strada che sale nel bosco, lungo il corso del torrente Jantra. Una sensazione strana vi avvolgerà quando osserverete gli enormi macigni precipitati dalla parete rocciosa sovrastante, che hanno miracolosamente risparmiato la chiesa del monastero e i suoi tesori .Qui, nel silenzio della campagna bulgara, il monastero è in grado di trasmettere davvero l’essenza del soprannaturale.
Nella foto: Uno dei macigni caduti a pochi centimetri dal monastero
Il primo cerchio e le età dell’uomo
Impossibile, davvero, non essere attratti, per prima cosa, dalla raffigurazione della ‘ruota della vita’. L’affresco ritrae nel suo primo cerchio una grande ruota che gira su se stessa azionata da una corda tirata da due creature alate, l’angelo della vita a sinistra e l’angelo della morte a destra. Il cerchio esterno descrive le diverse età dell’uomo.
A sinistra, c’è un bambino (ne è indicata l’età: 4 anni), seguito da un adolescente quattordicenne e da un giovane ventunenne. Sulla sommità della ruota è l’uomo, un trentenne all’apice del successo, con lo scettro e la corona, simboli del suo potere, e con un sacchetto di monete, simbolo della raggiunta agiatezza. A destra inizia la fase discendente. Un uomo 48enne, stempiato e barbato, poi più giù un maturo 56enne dalla lunga barba. E infine un canuto 70enne, aggrappato disperatamente alla ruota, tenta di allontanare da sé la falce incombente della morte, che è pronta a recidere la sua vita e precipitarlo nel Leviatano infernale.
Nella foto: il Monastero della Trasfigurazione; ben visibile sul muro esterno “La Ruota della Vita”
Gli altri cerchi
Il secondo cerchio è diviso in quattro zone dedicate rispettivamente alle quattro stagioni. La primavera, in corrispondenza della fase nascente della vita, suona il liuto in un prato verde, sotto gli alberi. L’estate, in corrispondenza della pienezza della vita umana, con un falcetto recide e raccoglie le spighe del grano. L’autunno, in corrispondenza dell’età matura, raccoglie i frutti facendoli cadere dagli alberi. L’inverno, in corrispondenza dell’età anziana, è simboleggiato da un vecchietto dalla barba bianca che si riscalda davanti al fuoco.
Il terzo cerchio riporta i nomi dei 12 mesi dell’anno, suddivisi nelle 4 stagioni.
Il cerchio interno della “ruota della vita” è occupato invece da una figura di donna dalle forme generose che offre un ristoro allo spettatore. È la personificazione della volubile Fortuna, la divinità che dispensa capricciosamente i beni della vita e che presiede a tutto ciò che vi è di mobile e incostante nella vita. O forse, piuttosto, la personificazione della Divina Provvidenza, così come è proposta dalla tradizione cristiana: simbolo incarnato delle azioni di Dio in soccorso del suo popolo.
L’intento moraleggiante dell’affresco risulta più chiaro se si tiene conto che esso domina un luogo di vita monastica: l’ammonimento è a non cedere alla tentazione dei piaceri della vita, e meditare sulla caducità della vita umana.
Nella foto: Un particolare dell’interno del Monastero
Uno scrigno pieno d’arte
Il Monastero della Trasfigurazione fu eretto nel XIV secolo ed è tuttora attivo, ma nessuno dei suoi edifici originari è purtroppo giunto ai giorni nostri. Dopo la conquista ottomana della Bulgaria, fu infatti saccheggiato e incendiato più volte dai turchi e completamente distrutto. Fu ristabilito solo nel 1825 da padre Zotik del monastero di Rila attraverso donazioni. Nel 1832, un firmano del sultano ottomano autorizzò la costruzione di una nuova chiesa, che fu progettata dal celebre architetto del Risorgimento bulgaro Kolju Fičeto e terminata nel 1834.
La chiesa ha pianta a forma di croce greca con tre absidi, un’unica cupola e un nartece coperto. Le icone e gli affreschi interni alla chiesa, davvero belli, sono opera di un altro celebre artista, Zaharij Zograf, che lavorò al monastero fra il 1849 e il 1851, dopo aver terminato le decorazioni del monastero di Trojan. Oltre alla “ruota della vita”, tra i dipinti murali più importanti ci sono il Giudizio Universale, la Natività della Madre di Dio e l’Ultima Cena. Zograf dipinse anche i Santi Cirillo e Metodio, e anche uno dei suoi autoritratti. Inoltre, la chiesa principale fu riccamente decorata e fu collocata un’iconostasi intagliata in legno e placcata in oro.
Fra il 1858 e il 1863 Kolju Fičeto costruì il campanile, che ospita sette campane, i dormitori per i monaci, l’ingresso principale, e la cappella sotterranea di Sant’Andrea il Protocleto con la soprastante chiesetta dell’Annunciazione, con le icone del nipote di Zaharij Zograf, Stanislav Dospevski.
Al momento, nel monastero vivono ancora 13 monaci. Nonostante gli ampi spazi, non è possibile chiedere ospitalità, a differenza di quanto avviene in numerosi monasteri della Bulgaria.