Alla ricerca delle chiese che si aprono da sole (o quasi)…

“Chiese a porte aperte” è il nuovo e tecnologico modo per visitare autonomamente il prezioso patrimonio ecclesiastico piemontese. Ecco come…

Le chiese aderenti al progetto, per il momento, sono 22. Ma si spera che questo numero possa crescere nel tempo. Perché l’idea non è solo tecnologicamente avanzata ma anche culturalmente geniale, in quanto è l’unico modo possibile per visitare in autonomia tutti quei beni architettonici ecclesiastici ricchi di arte e di mistero, rimasti in disparte per molto tempo a causa della difficoltà di garantire la presenza di una persona sul posto negli orari di apertura prestabiliti. Con questo nuovo metodo – per il momento sperimentale, ma già di successo – per accedere a ognuna delle chiese c’è solo bisogno di uno smartphone.

Si scarica l’App “Chiese a porte aperte” e, dopo aver effettuato la registrazione, si accede all’elenco di tutte le chiese visitabili e prenotabili, scegliendo una data, un orario e il numero di persone. Una volta sul posto, è sufficiente aprire nuovamente l’App, cliccare sulla sezione relativa ai propri biglietti, selezionare la chiesa in questione e inquadrare il QR code all’interno del quadrato che appare nella pagina della prenotazione. Contate fino a 3 e…la porta “magicamente” si apre!

E poi? Una volta varcata la soglia, troverete un bottone a lato. Premetelo e un’incantevole narrazione ricca d’atmosfera vi avvolgerà con il suo sottofondo di musiche antiche, raccontandovi gli affreschi, le figure dei capitelli, le leggende dei personaggi rappresentati, la storia della chiesa e inaspettate curiosità che vi stupiranno fino all’ultima parola. Il tutto accompagnato dalla luce di alcuni micro-proiettori posizionati in modo da illuminare le varie parti man mano che vengono spiegate dalla voce fuori campo. Una voce calda, confortante, amichevole. E al termine della visita, basterà premere il tasto rosso sulla serratura – che apre la porta anche se manca la corrente – e uscire. Ma vi avvertiamo: farete fatica a lasciarvi alle spalle questa bolla incantata di tempo immobile. Ne rimarrete cullati, stregati, rapiti…

Chiesa per chiesa: vale la pena per…

Non vi forniremo qui le descrizioni storico-artistiche di tutte le chiese aderenti al progetto, perché le potete comodamente trovare all’interno del sito istituzionale – e che vi invitiamo a visitare – ma dettagli emozionali e curiosi particolari che ci hanno favorevolmente colpito.

PROVINCIA DI ASTI

Montiglio, Chiesa di San Lorenzo

Vale il viaggio: il ricco e originale apparato scultoreo realizzato su abachi e capitelli. Sì tratta di temi agresti, pagani e cristiani, alcuni che rivelano il bene, rappresentato dall’agnello, e altri il male, con la manticora. Catturano lo sguardo il simbolo dell’infinito e la raffigurazione della pigiatura delle uve, tributo alla secolare vocazione vitivinicola del territorio.


PROVINCIA DI CUNEO

Castagnito, Confraternita di Santo Spirito

Valgono il viaggio: l’avvincente storia della confraternita dei Disciplinanti, la purezza architettonica delle linee e lo straordinario biancore che purifica miracolosamente occhi, sensi, spirito.

Serravalle Langhe, Confraternita di San Michele

Vale il viaggio: l’ingegnosa possibilità di osservare i preziosi affreschi della volta attraverso un binocolo cortesemente fornito dall’organizzazione – e assicurato in una nicchia del muro con una catenella. Scoprirete particolari inattesi…

Mombarcaro, Cappella di San Rocco

Vale il viaggio: l’intrigante raffigurazione della Cavalcata dei Vizi, ovvero i sette peccati capitali: la Superbia con la spada, l’Avarizia con il cane che addenta l’osso, la Lussuria che si specchia e solleva la gonna, l’Invidia che addita gli altri, la Gola che beve dalla botte, l’Ira che si sta uccidendo e l’Accidia che cavalca un asino. Ognuna ha la testa infilata in una maglia della catena, a sua volta tirata da un demone posto all’inizio della fila. Nel riquadro superiore, invece, provate a cercare il misterioso personaggio che fa lo sgambetto all’arciere intento a trafiggere il povero martirizzato San Sebastiano…

Mondovì, Cappella di Santa Croce

Vale il viaggio: la rara rappresentazione della cosiddetta croce brachiale che, assieme a quella che compare nella cattedrale di San Petronio a Bologna, sono le uniche due presenti in Italia. Essa è legata a un tema piuttosto “scottante”: il “Trionfo della Chiesa sulla Sinagoga”. Nell’affresco, infatti, mentre le due braccia poste sull’asse verticale aprono, in alto, le porte del Paradiso e, in basso, quelle degli Inferi, il braccio orizzontale, invece, da un lato incorona la Chiesa e dall’altro decapita la personificazione della Sinagoga, una donna bionda che cavalca un caprone. La Controriforma del XVI secolo dichiarò questa raffigurazione del tutto antisemita e, quindi, la censurò, cancellandola ovunque. Tranne che in questi due luoghi…

Roccaforte di Mondovì, Cappella di San Maurizio

Vale il viaggio: la profusione inimmaginabile di simbologie cristiane – e non – risalenti ai primi dell’anno Mille e perfettamente conservate, quali sirene, pesci, mostri marini, dromedari e altri animali, ognuno dei quali dotato di una misteriosa carica allegorica e di un gusto decorativo non comune. Da non perdere le rare monofore che diffondono ovunque una flebile e suggestiva luce ancestrale.

Macra, Cappella di San Salvatore

Valgono il viaggio: le singolari scene tratte dall’Antico Testamento, come Adamo ed Eva separati da un melo e la raffigurazione di un banchetto con una danzatrice – forse Salomè? – che si esibisce davanti al re e tre spettatori. Avvincenti sono anche alcune scene di carattere pagano, come un personaggio dalla folta chioma leonina che soffia in un corno – Pan? Il vero fiore all’occhiello della chiesa, però, sono i più antichi esempi di strumenti musicali mai dipinti nel territorio: flauto, arpa e salterio.

Piozzo, Cappella di San Bernardo d’Aosta

Vale il viaggio: la storia affrescata del pellegrino di Compostela, ovvero il miracolo della forca e dell’impiccato salvato. Una storia incredibile, edificante e resa ancora più viva dalla presenza del bastone del pellegrino, con tanto di conchiglia e simboli inerenti al santo cammino.

Santa Vittoria d’Alba, Confraternita di San Francesco

Valgono il viaggio: gli sconvolgenti 34 metri di affreschi raffiguranti scene della Passione di Gesù. Sconvolgenti per la loro fattura, conservazione e interpretazione. E se a ciò si aggiungono un insolito silenzio mistico che ogni cosa mette a tacere e quel senso di pace che tutto appiana, da qui non ve ne andrete davvero mai più…

Sommariva Perno, Nostra Signora del Tavoleto

Vale il viaggio: la sobbalzante strada per arrivarci, uno sterrato in salita ripido quanto basta da riuscire scoraggiare anche i mezzi più adeguati. E poi la posizione, sospesa tra le cime boscose delle colline, in una quiete surreale e misteriosa. Respiratela dalla balconata d’ingresso. Vi ritroverete con lo spirito colmo di immensità!

Monteu Roero, Confraternita di San Bernardino

Valgono il viaggio: il blu profondo, cupo, trascendente e quasi surreale dell’altare maggiore; e il grande stemma dei marchesi Roero di Cortanze, nobile famiglia originaria delle Fiandre, rappresentato da tre ruote argentate su uno scudo a fondo rosso accompagnate dalla scritta A bon rendre. Narra un’antica leggenda, che il celebre condottiero Ghilione, nel corso di una battaglia svoltasi durante la crociata del 1099, decapitò un capo dell’armata musulmana, gesto ardito e memorabile che gli valse l’ingresso in Gerusalemme su un carro trionfale a tre ruote, le stesse che vennero poi raffigurate sullo scudo per ricordarne l’impresa.

PROVINCIA DI TORINO

Villafranca Piemonte, Cappella di Santa Maria di Missione

Vale il viaggio: in controtendenza rispetto alle altre chiese, la cosiddetta Cavalcata dei Vizi è accompagnata, sulla parte superiore – quasi a volerla contrastare – dalla Processione delle Virtù: sollecitudine, letizia, temperanza, carità, castità, liberalità, umiltà. Morale: sebbene l’uomo venga sempre tentato (come lo dimostrano le due figure nude in basso a destra che guardano i vizi), c’è comunque speranza di redenzione, di perdono, di una vita migliore.

Lusernetta, Cappella i San Bernardino

Valgono il viaggio: la vivace raffigurazione della leggenda aurea di San Giorgio che sconfigge il drago per salvare la principessa che al drago stesso era stata offerta – all’interno della chiesa vi è anche una fedele riproduzione del suo vestito – e una curiosa rappresentazione di Giuda. L’apostolo traditore, infatti, è tutto intento a leggere un libro, a differenza degli altri 11 che, invece, il libro lo tengono semplicemente in mano. Un dettaglio che incuriosisce e crea domande. Ma se qualcuno ha una risposta, è il benvenuto. Noi ci siamo scervellati. E, infine, arresi…

Frossasco, Cappella della Madonna del Boschetto

Vale il viaggio: la curiosa e assolutamente insolita rappresentazione della gravidanza, in questo caso di Maria (la donna vestita di blu) e di Elisabetta (la donna in rosso). La prima incinta di Gesù e la seconda di Giovanni il Battista. Come si può vedere nell’immagine, il pittore ha raffigurato i neonati mentre sono ancora nel grembo delle loro rispettive madri, in una sorta di “ecografia” pittorica che raramente si incontra.

Giaveno, Cappella di San Sebastiano

Vale il viaggio: la fotografia del “prima” appoggiata su un tavolo dietro l’altare e la contemplazione del “dopo”, semplicemente alzando gli occhi verso l’alto. Dal recente restauro della pala d’altare, infatti, è emerso uno splendido ciclo di affreschi quattrocenteschi, coperti nel XVII secolo probabilmente a causa di un’epidemia di peste. Pare, infatti, che la chiesetta avesse avuto la funzione di lazzaretto, oltre che essere un tipico rifugio per i pellegrini in cammino lungo la Via Francigena.

Baldissero Canavese, Cappella di Santa Maria di Vespiola

Valgono il viaggio: alcuni interessanti – e sfuggevoli – particolari degli apostoli rappresentati. Il sorriso bonario di San Pietro, dal quale spiccano due piccoli dentini;
San Giacomo Maggiore, con il suo viso irsuto e l’ammiccante posa della mano atta a sollevare il cappello a mo’ di saluto; San Bartolomeo, un giovane dai capelli ricci che mostra, accanto al libro, il coltello – proprio quel coltello che lo ha scorticato – e la sua stessa pelle; e, infine, il beato Bernardo di Baden, un principe tedesco del 1400 canonizzato soltanto tre secoli dopo…

Lemie, Cappella di San Giulio

Valgono il viaggio: gli innumerevoli piccoli e minuti dettagli che rendono gli affreschi di questa cappella assolutamente originali. Come l’uccellino posato sulla spalla di Gesù e un corallo che porta al collo; l’espressione tesa del viso di San Giorgio mentre uccide il drago, con le labbra visibilmente strette e lo sguardo fisso; e le firme sulle armi dei due Santi (San Giorgio e San Michele), che rimandano agli armaioli committenti, imprenditori minerari esperti in estrazione e lavorazione dei metalli.

Chiomonte, Cappella di Sant’Andrea

Vale il viaggio: il pittore – un anonimo frescante – che si è autoritratto all’interno del ciclo di affreschi narranti la storia e il martirio di Sant’Andrea. Cercatelo! È l’unico che ha gli occhi rivolti all’osservatore, a differenza della moltitudine degli altri personaggi che, invece, guardano all’interno della scena. Ha un qualcosa di inquietante che la semplice foto qui non riesce a rendere. Vi sentirete seguiti, spiati. Una sensazione che vi rimarrà addosso fino a quando non vi chiuderete la porta d’ingresso alle spalle…

Bardonecchia, Cappella di Notre Dame du Coignet

Vale il viaggio: l’affresco della facciata che vi accoglierà appena giungerete al cospetto della cappella. La figura che emerge su tutte è quella di San Cristoforo, patrono dei viaggiatori. Una scelta rappresentativa che non è un caso, dal momento in cui questo luogo è situato proprio lungo il cammino percorso dai pellegrini dell’epoca.

Melezet, Cappella di San Sisto

Vale il viaggio: la suggestiva cancellata lignea che suddivide la navata in due parti: l’aula destinata ai fedeli e il presbiterio, zona sacra in cui venivano custoditi oggetti e arredi. Si tratta di un’opera che emerge in tutta la sua ampiezza, con una porticina al centro che dovrete aprire per potervi avvicinare al prezioso ciclo pittorico alle sue spalle. Nota a margine: la cappella si trova abbarbicata lungo il cosiddetto “Cammino delle Borgate”. Ergo, non è così facile da scovare. Ma quando la troverete, vi riempirà gli occhi di meraviglia, sospesa com’è tra le rocce come la lanterna di un viandante dimenticata sulla via…

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