Tutti la conoscono come la Cappella del Barolo ma il suo vero nome è Cappella della Brunate o Cappella della SS. Madonna delle Grazie. Chiamatela come volete, ma osservatela in un modo solo: con gli occhi dell’anima. Respiratela, bevetela tutta d’un fiato. Non è (solo) un edificio, ma un balsamo per gli occhi, un elisir di lunga vita che lenisce le ferite del cuore e dello spirito. Perché se il colore cura, le geometrie rassicurano. È una legge inconfutabile che i due artisti americani di fama internazionale David Tremlett e Sol LeWitt, commissionati da Bruno Ceretto – titolare dell’omonima azienda vitivinicola situata proprio a due passi dalla chiesetta – conoscono molto bene e altrettanto bene hanno saputo tradurla in qualcosa di davvero unico e indimenticabile. Un’opera d’arte.
La Cappella venne costruita nel 1914 come riparo dal maltempo per coloro che lavoravano in vigna. Ma il tempo l’ha però consumata, logorata e sfiancata della sua originaria bellezza. Perché dunque non donarle una nuova possibilità, una nuova vita, una nuova veste? Magari rendendola visibile a distanza, per farla sentire meno sola e per confortare i viandanti di passaggio, attirandoli su quel cucuzzolo spettinato dal vento dal quale l’occhio spazia oltre l’infinito. Meglio raggiungerla a piedi lasciando l’auto all’inizio della strada. Il dislivello è di 100 metri e il tragitto è lungo circa un chilometro. Ma è un’ascesa purificante. Si giunge in cima più recettivi, ve lo garantiamo.
Il progetto di ristrutturazione e rivalutazione della Cappella del Barolo ebbe inizio alla fine degli anni ’90. Nessun allestimento, né paramenti o qualsivoglia oggetto al suo interno. Sono gli stessi colori nudi a darle pienezza. Si narra che, in cambio del lavoro svolto, i due artisti avrebbero ricevuto, vita natural durante, una bottiglia di Barolo a testa, ogni settimana. Á la santé!