Chapulines, ovvero, cavallette tostate. Nei mercati delle città messicane, specie nella zona di Oaxaca, non è raro imbattersi in banchi pieni di questi insetti, tostati e venduti come snack di strada.
Per un europeo, è difficile considerare le cavallette come un cibo appetitoso. Il pregiudizio è un grosso freno: la curiosità c’è, ma ci vuole un pizzico di coraggio per decidere di assaggiarle. Tuttavia, in Messico, sgranocchiare le chapulines è una tradizione culinaria che affonda le sue radici nell’epoca precolombiana – per la cronaca, ne esiste anche un’altra versione, descritta come “più cremosa” (che non ho assaggiato).
Le chapulines vengono raccolte nei campi di mais, pulite e cucinate con lime, sale e una spolverata di peperoncino. Alla fine, al Mercado 20 de Noviembre di Oaxaca, ho ceduto e le ho provate. Le cavallette, una volta messe sotto i denti, fanno il rumore croccante del popcorn. Il sapore ricorda vagamente le noccioline, con un retrogusto particolare, che ha qualche nota di affumicato.
Le cavallette tostate, superato lo scetticismo, non sono affatto male. I messicani normalmente le mangiano con le mani, prendendole con due dita, come patatine. dall’interno di un sacchetto mentre passeggiano. Una tira l’altra… L’unico piccolo fastidio sono le zampe, sottili come lische, che tendono talvolta ad incastrarsi fra i denti. Tutto sommato, un problema superabile: basta ricordarsi di accompagnare la degustazione di cavallette con un sorso di birra. Oppure, se il vostro albergo non è troppo lontano, con un bicchiere di mezcal.
Se è vero che assaggiare il cibo locale è sempre un’esperienza, provare le cavallette tostate è qualcosa che ci sentiamo di consigliare. Se vi trovate in Messico, lasciate da parte i pregiudizi e concedetevi un assaggio: potreste scoprire un nuovo snack preferito.
