Da millenni la frase “Che Dio ti benedica” accompagna tutti coloro che si addentrano nelle profondità della miniera di sale di Wieliczka
Già i primi abitatori della Polonia, più di 5000 anni fa, avevano capito che nella zona di Wieliczka era possibile estrarre sale dal terreno, e in qualche modo si erano ingegnati a farlo. Senza smettere più. Le proprietà tipiche del sale, di purificazione e di conservazione, fecero sì che al luogo fossero attribuite proprietà soprannaturali. Naturalmente, questa visione fu superata dal grande valore commerciale del sale, che spinse a uno sfruttamento del giacimento sempre più articolato.
Il pozzo Goryzowski, il più antico oggi visitabile, risale al 1200 e segna ll passaggio da salina a miniera vera e propria.
Ma nessuno poteva immaginare che la miniera di sale di Wieliczka potesse raggiungere certe dimensioni. Oggi è qualcosa di incredibile: strutturata su nove piani: dal primo, 64 metri sotto la superficie, fino ai 327 metri del nono e ultimo livello. La lunghezza complessiva dei corridoi è di oltre 250 chilometri, frutto di sette secoli di sforzi da parte dei minatori. Secondo alcune stime, in questi 700 anni sono stati estratti dalla miniera oltre 7,5 milioni di metri cubi di sale. Per caricarlo su un treno, servirebbe un convoglio lungo un quinto del diametro terrestre.
Laghi, grotte, strutture colossali
All’interno c’è addirittura un lago, quello affiorato, non si capisce bene da dove, nella grotta di Weimar (una stanza enorme, basti dire che misura oltre 10.000 mq. L’acqua, fra l’altro, dopo aver formato il lago stava affiorando anche nella vicina Grotta Pilsudski, dove però i minatori corsero ai ripari. Qui, per sorreggere la volta (e continuare l’estrazione del sale) fu costruita una struttura in legno a forma di canestro che è oggetto di ammirazione da parte degli ingegneri, e di stupore da parte dei visitatori. Oggi come ieri, visto che già nel 1647 l’erudito francese Jean Laboreur, nella sua Relation du voyage de la reine de Pologne, scrisse: “Le miniere di sale di Wieliczka sono stupefacenti come le piramidi. Ma molto più utili”.
L’ispirazione religiosa
Con fatica mirabile, i minatori di Wieliczka hanno estratto “l’oro grigio”, il sale, trasformando quello che all’origine era un semplice buco nel terreno, in un dedalo di corridoi e di stanze, fino a farci entrare rotaie, vagoni, cavalli. Il tutto senza mai compromettere la stabilità dello strato di roccia salina, la stessa che stavano estraendo, che reggeva la volta sopra di loro.
L’abilità dei minatori di Wieliczka era nota in tutta l’Europa, ma non bastava a preservarli: il lavoro era così pericoloso che nel XVI secolo ogni anno causava una percentuale di vittime pari al 10% dei lavoratori della miniera.
Questo stimolò la loro religiosità. A Wielickza divenne prassi comune erigere una croce di legno dove un compagno aveva perso la vita, o addirittura costruire, scavandole nel sale, delle cappellette sotterranee per celebrare riti sacri. Il problema era che le cappelle, realizzate in legno, più volte presero fuoco e nel 1697 la commissione reale vietò di adornarle con figure.
Le sculture di sale e la cappella di Kinga
Da qui nacque l’idea di scolpire il sale, tradizione che a Wieliczka dura da ormai tre secoli, e ha regalato alla miniera autentici capolavori. Potete ammirarli seguendo la linea dei binari, scendendo gradini e passatoie in legno, e percorrendo i corridoi umidi e pieni di atmosfera. La suggestiva illuminazione della miniera e in grado di regalare al visitatore un’esperienza unica.
La cappella più importante è quella dedicata a Kinga, figlia di Bela IV red i Ungheria, a cui la leggenda attribuisce la scoperta del giacimento di sale. Secondo la leggenda, giunta a Wieliczka diede ordine alla sua scorta di scavare un pozzo, ma anzichè l’acqua dal sottosuolo scaturì il sale e un cristallo dalla forma particolare divenne il suo anello di fidanzamento. Kinga, diventata beata, è la protettrice dei minatori.
Sacro e pagano 200 metri sotto terra
Alla luce tremula della fiammella dei minatori, la miniera era buia, le ombre incerte e minacciose, e l’immaginazione ingigantiva e dava vita a tutto quanto non si riusciva a spiegare. Così, nel tempo, a Wieliczka favole e leggende, come quella di Skarbnik il tesoriere, poi trasposte in statue e altri capolavori di sale. Skarbnik è stato immortalato in una grotta.
Un’altra leggenda raccontata col sale è quella dei nani che, senza farsi vedere, si supponeva aiutassero i minatori a scavare i loro cunicoli. E ancora: immagini religiose, bassorilievi raffiguranti l’ultima cena o la sentenza di Erode, oppure scene di vita quotidiana. Una meraviglia senza fine, fra sacro e pagano, spesso ricavata in spazi talmente grandi che non vi sembrerà nemmeno di essere 200 metri sotto terra.
Crediti foto: Mirko Giudici