Piccolo, ricco e sottovalutato. Almeno turisticamente. Ed è un peccato, perché il Lussemburgo, nonostante sia uno degli Stati più piccoli d’Europa, ha molto da offrire… Tutto da queste parti è cominciato casualmente, come nelle favole. C’era una volta Lucilinburhuc, che nel dialetto di questa parte d’Europa prima dell’anno Mille significava “Piccolo Castello“. Era quanto restava (poco) di un castellum romano, che tale conte Sigfrido ottenne in cambio di altri suoi possedimenti in un accordo con l’abbazia di San Massimino di Treviri. Sulle rovine fece costruire un nuovo castello attorno a cui, nel tempo, si sviluppò una città fortezza: Lussemburgo. Oggi Lussemburgo è capitale dell’omonimo Granducato, il Paese europeo col più alto reddito pro capite, la terza piazza finanziaria d’Europa grazie al segreto bancario e città cosmopolita per eccellenza, con il 61% di stranieri provenienti da 150 nazioni. Forse per queste ragioni, Lussemburgo è vista solo come un polo finanziario e non come area turistica. Eppure i suoi bastioni sono patrimonio Unesco, il quartiere di Kirchberg è un gioiello di architettura. E soprattutto, nel cuore di un centro storico fatto da edifici in tufo, c’è la cattedrale gotica di Notre Dame, che contiene le spoglie di Giovanni Il Cieco. Giovanni I di Boemia era un principe francese che, nel pieno della Guerra dei Cent’Anni, nonostante soffrisse da anni di una malattia della vista che lo aveva reso quasi completamente cieco, rispose alle richieste d’aiuto del re di Francia, Filippo VI, guidando in battaglia il suo esercito contro le truppe inglesi. Il 26 agosto 1346, a Crécy-en-Ponthieu, si trovò coinvolto in una furiosa battaglia che presto si orientò a favore degli inglesi. Giovanni, appreso che la situazione era ormai disperata, si lanciò in una cavalleresca, ma suicida, carica di cavalleria. Si rivolse così ai suoi vassalli: «Gentili signori, vi prego caramente per la fedeltà che mi dovete, di condurmi avanti nella battaglia in modo che possa morire per un colpo di spada». Così avvenne. Il re, mortalmente ferito, fu raccolto dagli inglesi, ma nonostante le cure prestategli, morì nella tenda di re Edoardo III. Una storia come la sua merita almeno un omaggio.